lunedì 12 ottobre 2009

Addio al Mondiale

Necessaria parentesi per commentare la mesta eliminazione della nazionale svedese dai prossimi Mondiali. Giusto per chiarire: un'eliminazione più che meritata, per una squadra vecchia, senza gioco e con pochi elementi di valore internazionale. Prima del derby con la Danimarca, in realtà, le possibilità di qualificazione erano intatte. Anzi, con un successo sui cugini il secondo posto sarebbe stato sicuro, e anche il primo poteva non essere un miraggio. E invece, a 90 minuti dalla fine delle qualificazioni, la Svezia è fuori. Buon per danesi e portoghesi, e buon anche per il Mondiale stesso, che recupera in extremis una potenziale protagonista (il Portogallo appunto, che con Liedson in attacco ha forse colmato l'unica lacuna evidente di una formazione potenzialmente molto competitiva) e ne perde un'altra che invece avrebbe fatto una pessima figura.

Sì, perché la Svezia attuale è una squadra impresentabile in una grande competizione. A partire dal portiere (l'inguardabile Isaksson), per proseguire con una difesa ridotta all'osso (appena sufficienti i centrali Mellberg e Majstorovic, comunque avanti con gli anni, assolutamente non all'altezza gli esterni, siano essi Nilsson, Safari, Olsson o Wendt), un centrocampo talentuoso ma mal assemblato (Kallstrom sempre in attesa di un salto di qualità, che a questo punto probabilmente non avverrà mai, Svensson logoro, Sebastian Larsson ed Elm inesperti) e un attacco che poggia su un giocatore fantastico (Ibra) e una pletora di mezze figure (il monumento Henrik Larsson, monumento nel senso che ormai ha la mobilità di una statua; il "corridore" Elmander, che non la butta dentro neanche sotto tortura; l'acerbo Berg, che ad Amburgo sembra soffrire di una strana forma di "saudade" olandese).

Se a tutto ciò si aggiunge un tecnico ormai sfiduciato da stampa e giocatori, confusionario e arroccato su posizioni francamente indifendibili, la frittata è fatta. La Danimarca, tanto per fare un esempio, non è una squadra molto superiore, e la sfida del Parken l'ha dimostrato. Ma ha uno straccio di idea di gioco, una sorta di coesione che al momento la Svezia non possiede. E comunque ha un portiere discreto (Sorensen), una bella coppia di giovani centrali (Agger-Kjaer), una punta talentuosa (Bendtner) e un paio di mestieranti ancora vogliosi di dimostrare qualcosa (Jorgensen e Rommedhal).

Ora per la Svezia è il momento di rifondare. Lo sostengo da tempo, dal post-Europeo che avevo avuto il piacere di commentare insieme ad altri amici: il ciclo di Lagerback era finito in Corea. Ancora ancora poteva avere senso prolungare l'agonia in Austria e in Svizzera, visto che all'orizzonte non si vedevano grandi prospettive e poteva starci di spremere fino all'ultimo questo gruppo. Ma dopo la disfatta di Salisburgo contro la Russia bisognava avere il coraggio di voltare pagina: a casa il tecnico e tutti i senatori, dentro i giovani di maggior prospettiva con Zlatan e qualcun'altro della "generazione di mezzo" (Kallstrom, Elmander, forse anche il povero Isaksson per mancanza di alternative) come punti di riferimento. E invece il coraggio non c'è stato e la mancata qualificazione per il Sudafrica è il risultato. Poi magari il risultato sarebbe stato lo stesso, ma si sarebbe anticipato il lavoro che ora invece va improvvisato, per evitare di mancare anche il prossimo grande appuntamento (Ucraina-Polonia 2012).

Al di là dei nomi in ballo per la successione di Lagerback (Hans Backe ed Erik Hamren su tutti, ma anche il tecnico dell'Under 21 Jorgen Lennartsson), quel che conta è individuare un gruppo di giocatori competitivo sul quale lavorare. Cosa sempre più difficile, perché il panorama calcistico svedese è al momento desolante. I club, strozzati dalle tasse e dalla crescente potenza economica di altre realtà, non riescono da tempo ad ottenere risultati nemmeno decenti in campo internazionale. I talenti espressi dall'Allsvenskan, che come bacino è fortunatamente ancora molto florido, abbandonano troppo in fretta la terra natìa per inseguire chimere estere, che spesso si rivelano controproducenti, costringendoli a lunghi periodi in panchina o in tribuna. Non è un caso che l'ultima grande Svezia, quella di Usa 94, poggiasse sullo zoccolo duro di una squadra, l'IFK Goteborg, che in quegli anni si comportava molto bene in Champions League, dando del filo da torcere a Barcellona, Manchester e Milan. Ora quei tempi sembrano lontani anni luce, e i vari selezionatori sono costretti ad assemblare una squadra fatta di vecchie glorie, giovani privi di esperienza e soprattutto poco abituati a giocare insieme. Il fatto che i migliori elementi dell'Under 21 vista allo scorso Europeo abbiano già preso tutti il volo è sintomatico: al di là del già citato Berg, cui peraltro il trasferimento ad Amburgo non sta giovando, quanto potrà essere positiva per i vari Elm (Rasmus e Viktor, entrambi in Olanda), Bengtsson (ora all'Hertha), Wernbloom (all'AZ) e Toivonen (PSV) l'esperienza oltre confine? Staremo a vedere, ma sarebbe davvero un peccato sprecare un potenziale così interessante. L'importante è che tutto ciò non finisca nelle mani del Lagerback di turno e che non ci tocchi sorbire ancora a lungo i vari Larsson (con tutto il rispetto del caso per il grande Henke, che molti vorrebbero addirittura come prossimo Ct), Hansson e Nilsson...